Our participation in Foodex Japan 2016 (TOKYO)

– The conquest of the Far East –

With a delegation composed of four formidable girls, all extremely powerful and irreplaceable, the dairy La Villanella has crossed the doors of the Country of the Rising Sun.

The experience was very interesting and exciting, and has allowed us to exhibit our products in one of the most important fairs in terms of visitors and the relevance covered in the sector.

In fact, the Foodex Japan, is a key event for professionals of the food and wine sector of the East-Asian and Oceanic regions.

I remember with fondness and excitement the months prior to the demonstration, but fears were allayed during the first day of the fair, in which we were able to capitalize on all the work that has accompanied the preparation of the Event.

In July 2015, when we decided to participate, they were many who try to distract us, but the conviction and dedication that characterizes the company’s internationalization policy that we are pursuing has given us the strength to persist and keep going.

The mere fact of having gone through eight time zones and being in contact with one of the most ancient cultures and still deeply depositories of their ancient traditions, has opened there, not only from a commercial point of view to the widening of our prospects, but especially with regard to the approach to a people so different, but extremely experienced traditions and Italian culture.

All this filled us with joy heart, leaving us an uncontrolled desire for emulation, opening us in our turn to their culture.

Of course, during the event, including our products, the undisputed queen was the famous buffalo mozzarella, well known by anyone in the world.

To our surprise, however, another of our products has had, if not the same, but equal fanfare and acclaim mozzarella.

I refer to Villanetto, our loyal customers, know him well, both in the classic version (without fillings) and stuffed with nuts, rosemary, rocket, red pepper and olives.

This product has been praised and sought and, moreover, has made us proud of the hard work, so much so that as soon as it was tasted, you heard the word:

“Oishi” that is DELICIOUS!

All this has made us proud and satisfied with the work.

Tokyo has left us in awe for the kindness and helpfulness of its people, the beauty of Shinto temples, women in Kimono, nonchalantly, traveling by subway and poetry performed by the blossoming cherry trees that describe fully the beauty and the Japanese philosophy.

I can only say goodbye thanking hint of a shy

“Arigatōgozaimasu”!

M.O.

La nostra partecipazione al Foodex Japan 2016 (TOKYO)

 

– Alla conquista dell’estremo oriente –

Con una delegazione formata da quattro formidabili ragazze, tutte estremamente capaci e insostituibili, il Caseificio La Villanella ha varcato le porte del Paese del Sol Levante.

L’esperienza è stata estremamente interessante ed entusiasmante e ci ha consentito di esporre i nostri prodotti all’interno di una delle manifestazioni fieristiche più importanti dal punto di vista dei visitatori e della rilevanza ricoperta nel settore.

Infatti, il Foodex Japan, rappresenta un appuntamento irrinunciabile per gli addetti del settore enogastronomico delle zone dell’Est-Asiatico e dell’Oceania.

Ricordo con tenerezza e concitazione i mesi antecedenti la Manifestazione, ma i timori sono stati fugati durante il primo giorno di fiera, nel quale abbiamo potuto mettere a frutto tutto il lavoro che ha accompagnato la preparazione dell’Evento.

In luglio 2015, quando abbiamo deciso di partecipare, sono stati in molti a cercare di distoglierci, ma la convinzione e la dedizione che contraddistingue la politica di internazionalizzazione aziendale che stiamo perseguendo ci ha dato la forza di persistere e di andare avanti.

Il solo fatto di aver attraversato ben otto fusi orari e di essere entrati in contatto con una delle culture più antiche e ancora profondamente depositarie delle proprie tradizioni millenarie, ci ha aperti, non solo dal punto di vista commerciale verso l’ampiamento delle nostre prospettive, ma soprattutto per quanto riguarda l’approccio verso un popolo tanto diverso, ma estremamente esperto delle tradizioni e della cultura italiana.

Tutto ciò ci ha riempito il cuore di gioia, lasciandoci una incontrollata voglia di emulazione, aprendoci a nostra volta verso la loro cultura.

Naturalmente, durante la manifestazione, tra i nostri prodotti, la regina incontrastata è stata la celeberrima Mozzarella di Bufala, conosciutissima da chiunque nel mondo.

A nostra sorpresa, però, un altro dei nostri prodotti ha sortito, se non lo stesso, ma pari clamore ed acclamazione della mozzarella.

Mi riferisco al Villanetto, i nostri clienti più affezionati, lo conoscono bene, sia nella versione classica (senza farciture) che farcito con noci, rosmarino, rucola, peperoncino ed olive.

Tale prodotto è stato osannato e richiesto e, per di più,  ci ha resi orgogliosi del duro lavoro svolto, tanto che non appena veniva assaggiato, si udiva la parola:

“Oishī” ossia DELIZIOSO!

Tutto ciò ci ha resi orgogliosi e soddisfatti del lavoro svolto.

Tokyo ci ha lasciati estasiati per la gentilezza e la disponibilità del suo popolo, per la bellezza dei templi Scintoisti, delle donne in Kimono che, con nonchalance, viaggiavano in metropolitana e per la poesia esercitata dai ciliegi in fiore che riassumono in pieno la bellezza e la filosofia nipponica.

Non posso che congedarmi ringraziando accennando un timido

“Arigatōgozaimasu”!

M.O.

Great idea

Mozzarella in Carrozza – Nigella Lawson


This is a recipe from Nigella Bites, posted in response to a recipe request.

INGREDIENTS

  • 6slices white bread, crusts removed
  • mozzarella cheese, cut into approximately 1/4 inch slices, then strips (1 fist-sized ball)
  • 12cup whole milk
  • 14cup all-purpose flour
  • 1egg
  • salt and pepper
  • olive oil (for frying, not extra-virgin)

DIRECTIONS

  1. Make sandwiches out of the bread and mozzarella, leaving a little margin around the edges unfilled with cheese, and press the edges together with your fingers to help seal.
  2. (One of the advantages of soft white bread is that it is easily smushed together.) Pour the milk into one soup bowl, the flour into another, and beat the egg with salt and pepper in another.
  3. Warm the oil in a frying pan over medium heat.
  4. Dunk the sandwiches briefly, one by one, in the milk, then dredge in the flour, then dip in the beaten egg.
  5. Fry in hot oil on each side till crisp and golden and remove to a paper towel.
  6. Cut in half and apply to face.

Delicious!!!!!!!!!!!!!

http://www.food.com/recipe/mozzarella-in-carrozza-nigella-lawson-53365

THE BUFFALO MILK: SOME CURIOSITIES

The average composition of buffalo milk has a fat content and protein higher than cow’s milk, increased by 16% in the first case and between 12 and 14% in the second. In addition to the higher percentages, the buffalo milk also contains an interesting salt content more rich in calcium, magnesium and inorganic phosphorus, compared to cow’s milk.

Another peculiarities of buffalo milk is also highlights a greater suitability for children, compared to cow’s milk, thanks to a better relationship between the content of calcium and phosphate, compared to those of sodium and potassium. The buffalo milk many times is preferred to that cattle for the quality of fat content higher than 7% and for solids-not-fat on average present in a variable percentage between 9 and 10.5%.

Big differences were noted for the high level of calcium in relation to low-cholesterol (0.64 versus 3.14 mg / g f

or cow’s milk).

 

Buffalo milk marks finally a higher content of natural antioxidants such as tocopherols and peroxidases, for this has been reported for its probiotic characteristics given the significant presence of immunoglobulins, lactoferrin, lactoperoxidase and lysozyme.

 

Il latte e suoi derivati fanno bene!

Contro l’ipertensione 
latte e derivati almeno 
3 volte a settimana

A suggerirlo è uno studio statunitense pubblicato sul British Journal of Nutrition

ilsole24ore

Se inseriti all’interno di un’alimentazione varia e bilanciata il latte e i suoiderivati possono aiutare a combattere l’ipertensione. A portare l’attenzione sull’argomento è Assolatte, l’associazione delle imprese italiane del comparto lattiero-caseario, che cita i risultati di uno studio recentemente pubblicato sul British Journal of Nutrition da un gruppo di ricercatori della Tufts University di Boston, negli Stati Uniti, secondo cui mangiare almeno 3 porzioni a settimana di latte, yogurt e formaggi è una sana abitudine associata sia a un minor aumento dei valori di pressione massima e minima sia a un minor rischio di sviluppare l’ipertensione all’avanzare dell’età.

 

La ricerca, condotta nell’ambito del Framingham Offspring Study, ha coinvolto 2.636 partecipanti e ha svelato che nel caso dello yogurt ogni porzione in più è associata a una riduzione del 6% del rischio di ipertensione. “Gli apporti totali di latticini e di latticini a basso contenuto di grassi o senza grassi sono risultati inversamente associati a variazioni della pressione minima”, spiegano gli autori dello studio, che concludono: “Il consumo di latticini, se parte ci un regime dietetico nutriente e energicamente bilanciato, potrebbe apportare benefici in termini di controllo della pressione sanguigna e prevenire o ritardare la comparsa dell’ipertensione”.

 

Assolatte sottolinea come i benefici del consumo di yogurt siano risultati validi a qualsiasi età, e che tra tutti i prodotti disponibili i migliori alleati contro l’ipertensione sembrano essere il latte e lo yogurt parzialmente o interamente scremati. “A determinare l’effetto positivo dei prodotti lattiero-caseari sulla pressione arteriosa è un cocktail di nutrienti”, spiega l’associazione, annoverando fra gli ‘ingredienti segreti’ dei latticini sia i peptidi bioattividerivanti dalla digestione delle proteine del siero di latte, sia acidi grassi a media catena, calcio, potassio emagnesio. I primi, spiega Assolatte, agirebbero come veri e propri antipertensivi, inibendo l’attività dell’enzima convertitore dell’angiotensina (Ace) e contribuendo, così, al controllo della vasocostrizione delle arterie e dei volumi di fluidi extracellulari. Acidi grassi e micronutrienti vari potrebbero invece contribuire alla regolazione della resistenza dei vasi sanguigni e alla promozione della vasodilatazione.

 

Anche se condotto negli Stati Uniti, lo studio citato da Assolatte potrebbe interessare anche la popolazione italiana, che secondo dati dell’Istituto Superiore di Sanità ha a che fare con l’ipertensione in oltre il 30% dei casi; in particolare, il problema riguarderebbe il 33% degli uomini e il 31% delle donne, mentre un altro 19% di uomini e il 14% delle donne sarebbero a rischio ipertensione. “Le conclusioni a cui sono pervenuti gli scienziati americani – aggiunge inoltre Assolatte – portano ulteriori conferme alle evidenze di numerose ricerche precedenti sugli effetti positivi dei prodotti lattiero-caseari sul controllo della pressione e sulla prevenzione dell’ipertensione, con effetti visibili sin dall’infanzia”. L’Associazione cita ad esempio un’analisi pubblicata sulla rivista Hypertensionsecondo cui il consumo quotidiano di 200 grammi di latte o suoi derivati potrebbe ridurre il rischio di ipertensione del 3%. “Il valore dei prodotti lattiero-caseari in chiave anti-ipertensione – prosegue Assolatte – emerge anche dal loro ruolo all’interno della dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension), sviluppata espressamente per combattere l’ipertensione. Al contrario, una dieta “povera” e carente di prodotti lattiero-caseari rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio per il progressivo innalzamento, anno dopo anno, della pressione sanguigna ed espone a una maggiore possibilità di sviluppare l’ipertensione”.

 

Al momento le raccomandazioni ufficiali degli esperti collocano latte e derivati tra gli alimenti di cui è consigliato un consumo quotidiano. La piramide alimentare della Dieta Mediterranea, elaborata dall’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Inran) suggerisce di consumarne 2-3 porzioni al giorno, “preferibilmente a ridotto contenuto di grasso”.

 

Foto: © minadezhda – Fotolia.com

di Silvia Soligon (05/11/2015)

Nikkei. Japanese food the South American way. – Luiz Hara

Luiz_Hara

Disclaimer: I have met the author of this book and eaten at his home.

So that’s that out of the way, a bit unnecessary really as most people in the food business, whether critic or kitchen side, know each other if only to nod at. It’s a fairly small world and something of an incestuous one at that.

I’ve been looking forward to getting my hands on this book since I first heard the premise of it. Nikkei cooking always sounds like it should be a car crash of ‘M1 in the fog’ proportions – Japanese meets Brazilian – but while restaurants featuring Nikkei in the UK have not so far always tended to be great successes, done right it is very good.

Luis grew up in St Paulo, Brazil of Japanese and Italian parentage and came here in his late teens to pursue a career in banking. Getting tired, as so many young bankers do, of being phenomenally wealthy (joke) he turned to food and food blogging and supper clubs and has been extremely successful.

This is his first book. Over 100 recipes that go back to Nikkei’s roots. Nikkei food is not just about South American/Japanese, Nikkei is the food the Japanese cook wherever they happen to be, a marriage of Japanese cuisine and whatever is local.

So in South America you’ll find sashimi translated into tiraditos – raw fish cut into sashimi shape – and in maki acevichado, which resemble Californian rolls. A pasteis is a gyoza dumpling filled with chicken and cream and deep-fried. Pork ribs come coated in miso.

And of course it went the other way, as Luis points out in his thoughtful and well -researched introduction, the first Japanese to arrive in South America were used to mostly eating a fish diet and South America was rich in pork not fish and coffee had to replace tea as their daily drink.

The book has a wide variety of tastes for all tastes, from boneless short rib sliders with foie gras and kimchi mayo to suit burger lovers, to grilled seafood sushi with spicy chifa sauce to satisfy more grown up palates. Grilled aubergines with miso dengaku and mozzarella are a remarkable twist on an Italian classic, while monkfish, seafood and Yuzo Kosho, that characteristic Japanese ingredient of yuzu fruit with green chillies and salt, all cooked en papillote, is a robust dish that pops open with a flood of fragrant steam when served at the table.

The recipes here, as Luis explains, follow as much as possible the Japanese washoku menu philosophy of a balanced meal in nutrition but also in colour, flavour and presentation. And as he also says, no problem if you want to eat them just the way you prefer.

From home favourites to fancy dinner party dishes, the recipes never fail to excite and while some special ingredients are inevitably needed, a handy glossary of terms and suppliers means you needn’t feel anything is beyond your abilities.

Food fads come and go, but Nikkei is something that should put down roots in this nation. A fabulous fusion of flavours curated by a man who has the credentials and the credibility to make them work for any home cook.

www.foodepedia.co.uk

Formaggi che passione!

Formaggi che passione! E per seguire la sa passione Eleonora Baldwin gira l’Italia per conoscere i nostri migliori prodotti. Oggi la protagonista di A B Cheese su Gambero Rosso Channel ci porta in Campania per raccontarci mozzarella di bufala.

Il mio viaggio alla scoperta dei formaggi d’Italia, dai più noti ai meno conosciuti prosegue, e questa volta imbocco la Via Lattea direzione sud. I due formaggi che andrò ad approfondire questa volta sono la mia adorata mozzarella di bufala; e l’insolito e audace conciato romano, presidio Slow Food e frutto di una lavorazione antica, risalente agli albori della nostra tradizione agropastorale.

 

Mozzarella di Bufala Campana Dop

Fragrante, lattea, fresca – simbolo del nostro Paese – la mozzarella di bufala andrebbe eletta a tesoro dell’umanità. Associata a pomodori maturi, basilico fresco e olio d’oliva nella magica insalata caprese, oppure aggiunta a crudo su pizza, pastasciutte e minestre, o anche azzannata in purezza, la mozzarella di bufala non delude mai. È il latticino più famoso al mondo, ormai lo si può mangiare ovunque, e viene prodotto, più o meno scelleratamente, in tutto il mondo. In Italia i territori vocati sono sparsi per l’intero mezzogiorno, ma la vera mozzarella di bufala di origine protetta è campana.

 

Territorio

La mozzarella di bufala campana Dop è prodotta nell’intero territorio delle province di Caserta e Salerno, in provincia di Napoli nei comuni di Acerra, Giugliano in Campania, Pozzuoli, Qualiano, Arzano, cardito, Frattamaggiore, Frattaminore, Mugnano; in provincia di Benevento nei comuni di Limatola, Dugenta, Amorosi. Il legame tra il prodotto e la zona è fondamentale. Un formaggio Dop deve essere prodotto con latte di animali allevati in zona, e le particolari qualità e caratteristiche del prodotto sono dovute esclusivamente all’ambiente geografico del suo luogo d’origine. Per legge questo significa non solo i fattori naturali ma anche quelli umani, quindi sia il clima e la qualità del suolo, che le conoscenze tecniche locali.

 

Storia

Sembra accertato che la mozzarella sia nata a Capua in provincia di Caserta, nel XII secolo per mano dei monaci di San Lorenzo. Ma il termine “mozzarella” sembra ritrovarsi per la prima volta citato in un libro di cucina pubblicato nel 1570 dal cuoco Scappi, a servizio della corte papale, che la cita nell’elenco della sua dispensa: “…capo di latte, butirro fresco, ricotte fiorite, mozzarelle fresche et neve di latte”.

 

Lavorazione

Per ottenere un chilo di mozzarella di bufala servono circa 4 litri e mezzo di latte, e dalla mungitura di una bufala si ottengono mediamente 12 litri di latte al giorno! Il latte per fare la mozzarella va lavorato entro 12 ore dalla mungitura: filtrato e scaldato a massimo 38° C con immissione diretta di vapore. La coagulazione del latte avviene con l’aggiunta di caglio liquido di vitello, lasciato agire per massimo 30 minuti. A questo punto la cagliata viene rotta in più fasi: la prima riduce la cagliata in grossi parallelepipedi, poi si procede con la seconda ulteriore rottura con il “ruotolo” – un bastone di legno alla cui estremità è fissato un disco di legno con la faccia esterna convessa – o con lo spino metallico. Infine, la cagliata viene tagliata in spesse fette con l’ausilio di un coltello o di un più tradizionale falcetto. La si mette poi a spurgare su un tavolo inclinato e a maturare ulteriormente per circa 15-30 minuti.

Dopo la rottura, la cagliata viene lasciata acidificare sotto siero, e questa delicatissima fase è una delle variabili del processo che più influiscono sulla qualità della mozzarella. Come si stabilisce quando bloccare la maturazione della pasta e quindi procedere alla filatura? Il giusto grado di maturazione della cagliata si determina tramite un “saggio empirico di filatura” ovvero adoperando circa 100g di pasta maturata messi a fondere in acqua calda. La pasta fusa viene lavorata con un bastoncino e tirata con le mani: se la pasta si allunga in filamenti continui di lunghezza superiore ad un metro senza spezzarsi, si può considerare pronta per la filatura.

 

Filatura

Questa importante fase della lavorazione influisce enormemente sulla consistenza della mozzarella finita. Nella lavorazione tradizionale, la filatura della pasta viene ancora eseguita a mano. La pasta matura viene messa in un tino di legno leggermente inclinato nel quale viene fusa con aggiunta di acqua bollente. Con l’aiuto di una ciotola e di un bastone di legno, si solleva e si tira la pasta fusa, fino ad ottenere un enorme impasto omogeneo e lucido.

E a questo punto avviene la magia: la formatura finale delle mozzarelle. Negli stabilimenti che lavorano in maniera artigianale la formatura viene fatta a mano da due operatori messi uno di fronte all’altro separati da una vasca di raccolta. Uno “mozza” con il pollice e l’indice delle due mani, staccando dei pezzi di pasta filata da una massa globosa 2-3 Kg, sostenuta dall’altro operatore. Assistere alla manipolazione della pasta è affascinante. La cura, l’esperienza e i movimenti caratteristici che si concludono con la mozzatura di forme sempre uguali sono un balletto fatto di urgenza, passione e intuito. Le forme particolari come la tradizionale “treccia”, si ottengono invece intrecciando abilmente un segmento allungato di pasta filata piegato in tre parti.

 

Salamoia e assaggio

La salatura della mozzarella di bufala campana viene realizzata immergendo le mozzarelle in soluzioni saline a diversa concentrazione, per un tempo che varia da caseificio a caseificio.

Una volta estratta dalla salamoia e immersa nel liquido di governo, la mozzarella di bufala si può finalmente assaggiare. Il colore è bianco perlaceo e porcellanato, con una consistenza liscia e lucente, marcata dalla classica cicatrice a stella a tre punte ottenuta dalla mozzatura a mano. Addentata, cede in un’esplosione di gusto latteo, lievemente granulata, un tanto fibrosa e, al tempo stesso, evanescente e morbida. Scolando siero e provocando immediata felicità, la pasta filata è leggermente elastica nelle prime 8-10 ore dopo la produzione, dopo diventa più fondente. È bene ricordare che la mozzarella di bufala campana è un alimento con una “vita” breve, che possiede sapori e note aromatiche in continua evoluzione. Resta comunque il fatto che il gusto della mozzarella di bufala campana è inconfondibile.

Una raccomandazione: non conservate la mozzarella di bufala nel frigorifero! Se avanza, scolatela dal liquido di governo, e copritela con pellicola a contatto.

Mozzarella: caratteristiche, storia e ricette

Bianca, saporita, liscia con una consistenza inconfondibile. Onore e lode a Nostra Signora La Mozzarella, goduria italiana, orgoglio della gastronomia del nostro sud. Ecco tutto quello che dovete assolutamente sapere sulla regina bianca di latte:
Origine
La nascita della prima mozzarella? La data si perde nella notte dei tempi… dalla prima apparizione dei bufali nella battaglia del Garigliano nel 915 d.C., ai Monaci Benedettini di San Lorenzo in Capua che dal XVI secolo usavano offrire “la mozza” durante le festività religiose, fino al documento del 1570 scritto da un cuoco della corte Papale in cui viene citato per la prima volta il termine mozzarella.
S.T.G.
Dal 1996 grazie a una proposta della regione Basilicata, la mozzarella è stata riconosciuta come Specialità tradizionale garantita
Nome
Deriva dal “gesto” con cui viene realizzata dal mastro casaro che “mozza”, ossia spezza la pasta filata con le mani
Pasta filata
A regalare la consistenza filamentosa ed elastica tipica della mozzarella è il processo di “filatura” della cagliata: una volta ottenuto il caglio, da latte e siero, si taglia fette lunghe che vengono poi immerse in acqua a 90 °C. Quindi si procede alla lavorazione a mano.
Latte
L’ingrediente base della mozzarella è il latte: per fare 1 Kg di latticini servono 10 litri di latte di vacca. Dal latte di bufala, invece, la produzione è maggiore: per ottenere 1 Kg di mozzarella di bufala “bastano” 4 litri circa di latte
Temperatura
Mai fredda di frigo: oltraggio! La mozzarella va servita a temperatura ambiente. Se ancora nel sacchetto con il suo siero (o liquido di governo), può essere messa a mollo in acqua calda mezz’oretta prima di metterla in tavola
Durata
Si tratta di un formaggio fresco, perciò va consumato entro massimo tre giorni. Assolutamente vietato congelare!
Bufala
Difesa e sostenuta dal marchio Mozzarella di Bufala Campana DOP, è realizzata con latte di bufala rigorosamente proveniente dalla zona di origine, più ricco di proteine, grassi e calcio rispetto a quello di vacca
Latte vaccino
Specifica della regione Puglia, è realizzata con latte vaccino fresco crudo, fermenti lattici, caglio e sale. Meno intensa e più delicata della cugina campana di bufala
Pecorina
Detta anche “mozzapecora” è tipica di Sardegna, Abruzzo e Lazio e viene realizzata con latte di pecora
Caprina
Novità figlia del nostro tempo, è un tentativo di realizzare una mozzarella dedicata agli intolleranti al lattosio con latte di capra
FORME E NOMI
Fiordilatte
Tonda, solitamente realizzata con latte di vacca
Provola affumicata
Tipica della Campania, è una mozzarella dalla forma sferica con una leggera affumicatura che le regala il tipico colore bruno e, ovviamente, il sapore più inteso
Nodini
Piccoli o grandi, rappresentano la forma della mozzarella tipica pugliese: ossia nodi realizzati con abile gesto dei mastri casari
Ciliegine
Versione mini del fiordilatte, sono dette anche più poeticamente “gocce di latte”
Treccia
Intreccio di pasta filata, decisamente in formato famiglia
Stracciatella
Specialità pugliese: straccetti di pasta filata con panna
Burrata
Un guscio o sacchetto di mozzarella sottile che custodisce un cuore di stracciatella. Prodotto tipico di Andria, in Puglia, la burrata sta per ottenere il marchio IGP
PROPRIETÀ E CALORIE
Valori nutrizionali
A basso contenuto di sodio, è riccissima in calcio, ma anche potassio e magnesio. Contiene vitamina B12, K e J
Calorie
Se 100 grammi di mozzarella di bufala conta 288 calorie, un fior di latte dello stesso peso ne ha 240
RICETTE
Cruda è meglio, ma non si può negare la sua versatilità in cucina: ecco qualche idea dalla cucina di Elle.it
Mini caprese
Involtini prosciutto & mozzarella
Farfalle, zucchine e mozzarella
Insalata ricca alla mozzarella
Mozzarella in carrozza ricetta
Gnocchi alla sorrentina
Tortino di riso mozzarella & prosciutto
Crespelle pomodoro e mozzarella
Désirée Paola Capozzo, 12 Novembre 2015

 

http://www.elle.it/Cucina/mozzarella-nomi-tipologie-ricette